Chiamai Bill la sera stessa. Ero insieme a Reuben. Eravamo a Scunthorpe. Avevamo appena visto la squadra di casa battere per quattro reti a zero il Workington.

Il nostro capo degli osservatori, Geoff Twentyman ci stava parlando da qualche settimana di un ragazzo che giocava nellp Scunthorpe.

“Non credo ci sia un giocatore più forte di lui fuori dalla First Division. Andate a vederlo e vi basteranno novanta minuti per pensarla allo stesso modo”

Questo è quello che ci ripeteva un giorno si e l’altro pure il buon Geoff.

Così Reuben ed io prendemmo la macchina e ci sparammo quelle 120 miglia che ci sono tra Liverpool e questa cittadina dello Yorkshire.

Furono le due ore di viaggio spese meglio nella storia recente del Liverpool Football Club.

Quello a cui assistemmo quella sera ci lasciò a bocca aperta.

Twentyman non aveva affatto esagerato.

Anzi.

Quel folletto con il numero 7 era una forza della natura.

Veloce, generoso, caparbio.

Non aveva una tecnica esagerata … ma la palla non gliela portavi via in nessun modo !

Ogni pallone per lui era una questione di vita o di morte.

Superava a malapena i 170 centimetri ma saltava come un grillo e di testa la prendeva contro avversari una spanna più alti di lui.

Giocava all’ala destra ma confinato in quella zona sembrava in gabbia.

Era dappertutto. A vent’anni ci può stare di essere un po’ anarchico, quello non sarebbe certo stato un problema.

Aveva un coraggio da leone e non temeva lo scontro fisico.

Ma quello che ci impressionò maggiormente fu il suo spirito combattivo e la sua resistenza fisica.

A meno di due minuti dalla fine in una partita che la sua squadra stava vincendo per quattro reti a zero lo abbiamo visto rincorrere un avversario per trenta metri buoni … prima di lanciarsi in un tackle in scivolata e mandare la palla in fallo laterale.

Non aspettammo la fine della partita.

Entrammo in pub e telefonai a Bill.

“Bill abbiamo visto in azione quel ragazzo, quello di cui Twentyman raccontava meraviglie. Bill, lo dobbiamo comprare. Subito. Stasera stessa se fosse possibile.”

La risposta di Bill furono quattro sole parole.

“Quello che volevo sentire”.

Quando Kevin Keegan arriva per la prima volta ad Anfield Bill Shankly lo accompagna personalmente prima alle visite mediche di rito e poi nel suo studio per la firma del contratto.

“Posso darti 45 sterline alla settimana figliolo” esordsce Shankly.

Kevin Keegan guarda il contratto.

Shankly capisce immediatamente che il ragazzo non è soddisfatto.

“Qualcosa non va figliolo ?” chiede gentilmente il Manager dei Reds.

“Ecco … vede signore, non voglio apparirle maleducato o egoista ma … mio padre mi ripete sempre che devo cercare di migliorarmi, continuamente e ogni volta che posso” ammette titubante Keegan.

“Ne prendo 35 allo Scunthorpe e signore … qua pensavo di guadagnare qualcosa di più” aggiunge un sempre più imbarazzato Keegan.

“Che mestiere fa tuo padre figliolo ?” chiede Shankly.

“Faceva il minatore. Ma non riesce più a lavorare per colpa di una bronchite cronica. Sa com’è … la polvere …” spiega il ventenne attaccante di Armthorpe.

“Fai benissimo ad ascoltarlo figliolo. Perché tuo padre conosce il lavoro e conosce la fatica. Sii orgoglioso di tuo padre figliolo” prosegue Shankly che poi aggiunge.

“Ti darò 50 sterline a settimana figliolo” è la frase con cui Bill Shankly chiude la trattativa.

E un attimo dopo, mentre Keegan sta uscendo tutto felice dal suo studio aggiunge “Ricordati però una cosa figliolo: se vuoi continuare a giocare per il Liverpool e per i suoi tifosi non chiedermi mai più un aumento di stipendio in vita tua”.

Kevin Keegan inizia la sua carriera calcistica nello Scunthorpe, squadra della Quarta divisione inglese. Fa il suo esordio a soli 17 anni. Non uscirà più di squadra per le tre successive stagioni.

Il suo nome inizia ben presto a circolare tra diversi club della First Division tra i quali Arsenal e Birmingham.

Ma sarà il Liverpool di Bill Shankly a battere sul tempo la concorrenza staccando un assegno da 33 mila sterline per la ventenne promessa.

Gli inizi ai Reds non sono facili.

Come da prassi ormai consolidata nel club ai nuovi arrivati, soprattutto se giovani, viene offerta un po’ di sana gavetta nella squadra Riserve, in modo da capire i meccanismi di gioco e integrarsi gradualmente nella prima squadra.

Joseph Kevin Keegan viene acquistato come ala destra, il ruolo in cui era abitualmente utilizzato allo Scunthorpe.

Tuttavia l’interpretazione del ruolo del giovanotto nato ad Armthorpe (a due passi da Doncaster) nel febbraio del 1951 è decisamente “sui generis”.

La sua incredibile energia e il suo entusiasmo lo portano a lasciare spesso la sua zona di competenza per lanciarsi in area di rigore dove il suo tiro secco e preciso e la sua abilità nel gioco aereo lo rendono una costante minaccia per le difese avversarie.

La cosa però non è affatto gradita dal manager delle riserve Ronnie Moran (uno dei componenti della famosa “boot room” di Anfield Road ovvero la stanza degli scarpini dove solevano tenere le riunioni tecniche Shankly e il suo staff).

Tra Keegan e Moran nasce ben presto un conflitto importante … risolto brillantemente da Bill Shankly.

In una partita di pre-campionato della squadra Riserve Shankly “invita” Moran a schierare Keegan in attacco.

Il Liverpool vincerà quell’incontro per due reti ad una e Kevin Keegan sarà l’autore di entrambe le reti dei Reds.

… diatriba terminata.

Kevin Keegan viene immediatamente aggregato alla prima squadra.

Passano pochi giorni  e a Melwood (la storica sede degli allenamenti del Liverpool) si gioca la classica sfida interna fra titolari e riserve.

Keegan, per la prima volta, viene schierato fra i titolari.

Nel sette a zero finale saranno ben quattro le reti messe a segno dal giovane prodigio dello Yorkshire.

A questo punto tutti i dubbi sono fugati definitivamente.

I tifosi del Liverpool faranno la loro conoscenza con Keegan il 14 agosto del 1971.

Si gioca la prima partita di campionato e all’Anfield Road, di fronte ai Reds, c’è il Nottingham Forest.

E’ il debutto ufficiale assoluto di Keegan e il suo primo gol con la casacca rossa degli uomini di Shankly arriverà dopo dodici minuti di gioco.

Al Liverpool Kevin Keegan rimarrà per sei stagioni prima di trasferirsi in Germania nelle file dell’Amburgo.

Chiuderà la sua permanenza al Club nella maniera migliore possibile: conquistando la Coppa dei Campioni nel maggio del 1977 battendo in finale il Borussia Monchengladbach per tre reti ad una.

Keegan giocherà una partita sontuosa, risultando imprendibile per tutti i novanta minuti anche per un mastino autentico come il tedesco Bertie Vogst.

ANEDDOTI E CURIOSITA’

La competitività di Kevin Keegan era proverbiale. Fin da ragazzo eccelleva praticamente in qualsiasi sport si cimentasse. Nel rugby, nel cricket, nella corsa campestre e perfino nella boxe. Per lui arrivare secondo era semplicemente inaccettabile.

Questa caratteristica però gli diede qualche problema appena arrivato al Liverpool.

In tutti gli allenamenti Keegan voleva primeggiare.

Che si trattasse di scatti, allunghi o di test sulle mezze distanze.

La cosa dopò qualche tempo finì per infastidire non poco Tommy Smith, il durissimo difensore dei Reds che dopo l’ennesima vittoria di Keegan durante una sessione di corsa si rivolse al giovane attaccante senza troppi giri di parole.

“Ragazzino, questo è un allenamento. Non sono le fottute Olimpiadi. Vedi di darti una calmata … da adesso.”

… Consiglio che, vista la fama di “Iron man” Smith, Keegan ammise di aver preso immediatamente in grande considerazione.

Fin dagli esordi con il Liverpool Keegan formò con il gigante gallese John Toschack una coppia d’attacco di livello assoluto. L’intesa tra loro era quasi telepatica.

“The little & large” vennero immediatamente ribattezzati prendendo i soprannomi in prestito dal celeberrimo duo comico formato da Stan Laurel e Oliver Hardy, i nostri Stanlio e Olio.

 Toschack a fare da sponda o a concludere a rete con la sua potenza e la sua grande abilità nel gioco aereo e Keegan ad attaccare gli spazi con la sua velocità e abilità nel tiro.

L’amore per i Reds da parte di Kevin Keegan non è mai stato in discussione.

Nonostante le polemiche e la delusione di tifosi e dirigenza quando decise di lasciare Anfield per trasferirsi all’Amburgo.

E neppure quando, nell’estate del 1980, alla scadenza del suo contratto con i tedeschi, Keegan sperava di far valere la clausola del suo contratto che prevedeva un’opzione privilegiata del Liverpool in caso di cessione di Keegan tra l’altro potendo riaverlo alla stessa cifra pagata dall’Amburgo tre anni prima.

Il Liverpool però decise di non far valere questa opzione e così “KKK” (King Kevin Keegan) tornò si in Inghilterra ma nelle file del Southampton, con la tifoseria impazzita (e incredula !) di vedere il “Pallone d’oro” in carica firmare per il piccolo club del sud dell’Inghilterra.

Con Keegan in quel Southampton ci sono diversi grandi calciatori di grande spessore anche se ormai al crepuscolo delle loro carriere. Mick Channon, Charlie George e Alan Ball, tutti ex-nazionali inglesi. La squadra del manager Lawrie McMenemy gioca un calcio offensivo e spettacolare. Nella prima stagione arriva un sesto posto sorprendente (miglior piazzamento in classifica nella storia del Southampton fino ad allora).

Nella stagione successiva, 1981-1982, il Southampton a febbraio è addirittura in testa alla classifica ma un finale di campionato disastroso vedrà i “Saints” chiudere con un deludente 7mo posto.

Per Kevin Keegan sarà però la miglior stagione dal punto di vista realizzativo. Segnerà ben 26 reti laureandosi capocannoniere della First Division e votato al termine del campionato dai suoi colleghi come “Miglior calciatore della stagione”.

Al termine di quella stagione ci sono i Mondiali di Spagna.

Kevin Keegan è perfettamente cosciente che quella sarà la prima e l’ultima occasione che avrà per giocare in una fase finale dei Mondiali. Nel 1974 e nel 1978 l’Inghilterra ha fallito la qualificazione e nel 1986 avrà già appeso gli scarpini a l fatidico chiodo.

Entra ovviamente nella lista dei 22 di Ron Greenwood ma poco prima dell’inizio dei Mondiali un infortunio alla schiena non gli permette di arrivare a questo grande appuntamento nelle condizioni ideali.

Il suo posto in squadra viene preso da Trevor Francis e con l’Inghilterra che gioca un eccellente girone di qualificazione Keegan diventa improvvisamente prescindibile nell’undici titolare.

Arriva però un pareggio a reti bianche con i tedeschi e appare evidente che agli inglesi davanti manchi un uomo gol di levatura internazionale.

Kevin Keegan, di nascosto a tutti, prende la sua auto e corre in Germania da un fisioterapista presso cui si curava ai tempi dell’Amburgo.

Rientra giusto in tempo per sedersi in panchina nel match decisivo per la qualificazione alle semifinali contro i padroni di casa della Spagna.

A metà della ripresa il risultato è ancora fermo sullo zero a zero e l’Inghilterra è alla disperata ricerca dei gol qualificazione. A questo punto Ron Greenwood manda in campo quelle che ad inizio mondiale dovevano essere i due leader di questa nazionale, Trevor Brooking del West Ham e lo stesso Keegan.

Il loro impatto nel match è notevole.

L’Inghilterra ritrova morale ma è necessario segnare due reti.

Ad una manciata di minuti dalla fine Bryan Robson se ne va sulla sinistra e mette in mezzo un perfetto pallone un paio di metri fuori dall’area piccola.

Kevin Keegan si lancia di testa in tuffo. Colpisce la palla ma angola troppo la conclusione.

Il pallone finirà fuori alla sinistra del portiere basco Arconada.

Sarà l’ultima opportunità degli inglesi per riaprire il discorso qualificazione … e l’ultima partita di Kevin Keegan con la sua nazionale.

Al termine di quella stagione i rapporti con la dirigenza del Southampton sono però molto tesi.

Keegan ha ormai 31 anni e le sue ambizioni non collimano con quelle del Club, già felicissimo di finire il campionato nella prima metà della classifica.

A questo punto Keegan decide di cambiare aria.

E ancora una volta la sua decisione spiazzerà tutti quanti: la sua destinazione è Newcastle, squadra gloriosa, con un tifo con pochi eguali in Inghilterra ma che milita nella Seconda Divisione inglese.

“E’ la squadra per cui tifava mio padre che mi raccontava sempre delle gesta di Jackie Milburn e di Hughie Gallagher. Lui sognava di vedermi giocare in questa squadra e in cuor mio sapevo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato” racconterà l’attaccante poco dopo la firma per i “Magpies”.

L’arrivo di Keegan per il popolo Geordie è qualcosa di sorprendente quanto di meraviglioso. Keegan è accolto come un messia in una zona, il Tyneside, dove il calcio è sentito come in nessun’altra parte del paese.

Nella prima stagione la tanto agognata promozione viene solo sfiorata ma nella seconda, grazie anche e soprattutto ai 28 gol di Keegan, arriva finalmente il ritorno ai vertici del calcio britannico.

Ma per l’ennesima volta Keegan lascerà tutti di stucco annunciando diversi mesi prima della fine del campionato il suo addio al calcio.

E così il Newcastle tornerà in First Division senza il suo uomo guida, colui che aveva ridato fiducia e speranza al popolo Geordie dopo diverse deludenti stagioni.

Sarà lo stesso Kevin Keegan a spiegare poi anni dopo quando e perché prese questa decisione.

Accade tutto durante il terzo turno di FA CUP.

E’ il 6 gennaio del 1984.

Il Newcastle è in trasferta a Liverpool, in quell’Anfield Road che lo ha visto crescere ed affermarsi come giocatori di livello mondiale.

Il Newcastle sta difendendo con i denti il risultato, ancora a reti bianche.

Con il Liverpool sbilanciato in avanti alla ricerca del gol arriva un rilancio dalla difesa. Keegan “legge” quel pallone un attimo prima dei difensori avversari e si lancia verso la porta di Bruce Grobbelaar.

Occasione perfetta per uno come lui e proprio nella porta dove dietro sono schierati migliaia di tifosi del Newcastle che hanno seguito la squadra in trasferta.

Keegan corre verso la porta ma quando si prepara a calciare da dietro arriva in scivolata Mark Lawrenson, il difensore irlandese del Liverpool, che gli porta  via la palla evitando alla sua squadra di andare in svantaggio.

“In quel preciso momento ho capito che avevo perso qualcosa nel mio gioco, nella mia velocità. Potevo ancora cavarmela egregiamente in Seconda Divisione, ma il calcio al più alto livello non era più alla mia portata”.

Kevin Keegan si ritirerà dal calcio nell’estate del 1984, a soli 33 anni.

Infine, il ricordo dello stesso Keegan verso l’uomo che ha cambiato la sua carriera e al quale Keegan non ha mai nascosto di essersi ispirato nella sua carriera successiva di allenatore: Bill Shankly.

“Shankly mi ha insegnato tutto quello che so. Era un uomo onesto, sincero e generoso come non ho mai più trovato in tutta la mia carriera. Dopo poche settimane che ero arrivato al Liverpool e dovevo ancora esordire in prima squadra mi disse che sarei diventato un giocatore fondamentale per la nazionale inglese.

L’anno dopo feci il mio esordio con l’Inghilterra.

Quando nel 1974 decise di ritirarsi si spezzò qualcosa dentro di me. Il Liverpool Football Club non era più quello che avevo conosciuto e nel quale ero cresciuto.

Se fosse rimasto Shankly probabilmente non me ne sarei mai andato da Anfield Road”.

… ed è davvero un peccato che il meraviglioso popolo dei Reds non sia mai riuscito a dimenticarlo e a dare a Kevin Keegan l’amore che merita.