Una delle storie più tragiche e al tempo stesso più difficilmente spiegabili della storia recente del calcio. Gary Speed, che da allenatore stava riportando il suo Galles in posizioni di prestigio nel calcio mondiale, decide di mettere fine ai suoi giorni in un giorno di novembre del 2011.

Chi scrive lo ha amato fin dagli esordi con il Leeds quando giovanissimo diventò titolare della maglia numero “11” di quel Leeds capace di vincere il campionato di Seconda Divisione nel 1990 e quello di Prima Divisione solo due anni dopo.

Giocatore universale, con un sinistro preciso e potente, una predisposizione alla corsa e al pressing da vero uomo squadra e poi un’abilità nel gioco aereo fuori dal comune.

Di seguito, tratto da http://www.urbone.eu/obchod/mavericks-cult-heroes-del-calcio-britannico un piccolo stralcio e subito dopo un video che racconta più di tante parole quanto fosse bravo Gary Speed.

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Ormai la necessità di vendere i pezzi più pregiati del team diventa sempre più impellente.

A fine gennaio viene ceduto il forte terzino Hinchcliffe per tre milioni di sterline … gli altri due “pezzi da novanta” del team sono Duncan Ferguson e Gary Speed.

Cedere il primo scatenerebbe una rivoluzione e addirittura l’incolumità del Presidente Peter Johnson potrebbe essere in pericolo.

E così accade quello che, con grande ingiustizia e dolore di Speed, rovinerà per molto, troppo tempo, l’immagine del giocatore gallese presso i tifosi del Goodison Park.

A fine gennaio di quel 1998 il Newcastle di Kenny Dalglish mette sul piatto 5 milioni di sterline per avere Speed tra le proprie fila.

Howard Kendall rifiuta, convinto che il Newcastle si ripresenterà con una nuova e superiore offerta.

C’è l’imminente trasferta all’Upton Park per l’importantissima partita in chiave salvezza contro il West Ham.

Kendall chiede espressamente a Speed di rinunciare a giocare questo incontro in quanto ritiene Gary “non psicologicamente in grado di giocare il match vista la situazione”.

C’è il timore che un infortunio possa mandare a monte l’operazione.

Speed non ci sta.

“Boss, non mi sono praticamente mai fatto male in tutta la mia carriera. Non credo proprio che possa capitare stavolta !” dirà Speed a Kendall.

Niente da fare.

Il manager dell’Everton ha deciso.

Speed non sale sul pullman del team per Londra.

La partita finisce 2 a 2.

Ma è al termine dell’incontro che Kendall “sgancia la bomba” … quella che però colpirà in pieno solo il povero Speed.

“Viste tutte le voci su una sua possibile imminente cessione Gary Speed ha preferito rinunciare a questo incontro” dirà Kendall ai media a fine partita.

Gary è incredulo quanto arrabbiato.

Chiede immediatamente un incontro con Kendall il quale non trova di meglio che giustificarsi dicendo che quello era l’unico modo per evitare che i tifosi si scagliassero contro la società per la cessione di uno dei giocatori più amati facendo credere loro che era Speed a volersene andare anziché il contrario …

Non solo.

A Gary, Kendall chiede addirittura di non parlare in nessun caso con i mezzi di informazione perché questo potrebbe fare saltare la trattativa.

Qualche giorno dopo il Newcastle arriva con una nuova offerta, aumentata di mezzo milione di sterline.

Gary a questo punto non ha scelta.

I tifosi sono inviperiti nei suoi confronti e a lui non resta che andarsene dal club che amava e che lo ha vigliaccamente tradito.

Gary Speed è una persona corretta, onesta e leale.

Per anni gli verrà chiesta la sua versione dei fatti.

Non dirà mai nulla.

“Dalla mia bocca non uscirà mai una parola che possa gettare discredito sull’Everton Football Club”.

Queste le sue parole.

… CONTINUA …