«Figliolo i tuoi voti sono un disastro. Non c’è una sola materia dove dimostri interesse. Devi cominciare ad applicarti sul serio»

«Mi spiace maestra. Ma l’unica cosa che mi piace fare è giocare a calcio»

«Figliolo, bisogna che la smetti di pensare solo al calcio. Se non ti metti a studiare sul serio non arriverai a nulla nella vita. Pensi davvero che sarà il calcio a darti il cibo, dei vestiti e una casa ?»

«Questo non lo so. Ma di sicuro ci voglio provare»

Un dialogo come questo sarà capitato in milioni di aule di tutto il mondo con sempre gli stessi protagonisti: ragazzini svogliati e poco interessati alla didattica e docenti che provano a far capire loro le reali necessità della vita.

Questo però fu un dialogo particolare.

Protagonisti una maestra di nome Silvia, insegnante presso la Scuola Numero 66 General de Las Heras di Rosario e un “pibe”, un bambino di neppure dieci anni di nome Lionel.

Lionel Messi.

«Anche adesso, anche se sono passati ormai tanti anni provo sempre un po’ di imbarazzo ripensando a quel colloquio» ammette oggi candidamente la maestra Silvia.

«In realtà erano solo consigli quasi materni nel vedere quel ragazzino totalmente disinteressato a qualsiasi materia” racconta la maestra.

«Per fortuna quell’alunno decise di non seguire i miei consigli diventando il più bravo giocatore di calcio del mondo !» ricorda oggi con un sorriso la docente.

L’immagine di Messi è oggi un grande murales sulla facciata principale di quella scuola.

Ogni volta che torna a Rosario Messi fa visita a quel complesso e non c’è nessuno dei suoi vecchi compagni che non dica la stessa cosa “Quando torna qui Lio è quello di sempre. Quello cioè che non ha mai dimenticato nessuno dei suoi amici d’infanzia”.

Grazie dell’impegno profuso maestra Silvia … ma per noi amanti del calcio è andata davvero di lusso …