La Romania si è qualificata per i Mondiali del Messico del 1970.

E’ un risultato storico.

E’ dal 1938 che la nazionale di questo Paese non disputa una finale della Coppa del Mondo. Per farlo ha avuto la meglio su Grecia, Svizzera e soprattutto sul Portogallo di Eusebio, Torres e Hilario, grande favorita del girone.

Proprio la partita con il Portogallo, disputata a Bucarest il 12 ottobre 1969, è considerata dai rumeni come decisiva anche se la Grecia si sta rivelando un osso più duro del previsto.

All’andata in Portogallo un anno prima è stata una disfatta.

Uno zero a tre che ha messo in forte discussione le possibilità della Romania e soprattutto la già bassa autostima derivante da anni di “vacche magre” a livello internazionale.

Le successive vittorie contro la Svizzera (sia all’andata che al ritorno) e il sofferto pareggio in Grecia hanno rimesso però in carreggiata i rumeni che ora hanno il destino nelle loro mani negli ultimi due incontri interni, il primo contro il Portogallo e quello successivo contro i sorprendenti greci di Dimitrios Papaioannou e Giorgos Koudas.

Il Portogallo è battuto per una rete a zero. A segnare la rete decisiva è il numero 8 Nicolae Dobrin. Il suo destro in diagonale viene solo toccato da Vitor Damas, il portiere lusitano, ma termina la sua corsa in fondo alla rete.

Sarà il gol della vittoria, quello che permetterà di affrontare la Grecia nell’ultimo incontro di qualificazione con due risultati utili a disposizione.

Protagonista assoluto di quell’incontro è proprio lui, il regista dell’Arges Pitesti Nicolae Dobrin.

Sarà l’ispiratore di tutte le manovre rumene. E’ quello che si definisce un centrocampista completo. Tecnica raffinatissima, calcia con entrambi i piedi, salta l’uomo con estrema facilità e non disdegna affatto il lavoro di copertura e di recupero del pallone.

E’ già stato votato per due anni consecutivi (1966 e 1967) miglior calciatore rumeno pur non giocando in nessuna delle grandi squadre della capitale (Steaua o Dinamo) ed è lui l’uomo che in Nazionale ha il compito di innescare i due attaccanti Florea Dumitrache e Mircea Lucescu.

Con la Grecia arriverà il pareggio sufficiente a garantire la qualificazione. Al gol di Emeric Dembrovschi i greci sapranno replicare solo con Dimitris Domazos.

La Romania torna a disputare una fase finale della Coppa del Mondo.

Un Paese intero festeggia questo grande quanto inatteso risultato.

La squadra è solida, organizzata e Nicolae Dobrin ne è il cervello pensante.

“Non andremo in Messico a fare i turisti” dirà in maniera contundente e inequivocabile Angelo Niculescu, l’allenatore della Romania … anche se il fato non darà certo una mano ai rumeni, inserendoli nello stesso girone delle due grandi favorite della manifestazione, Brasile e Inghilterra.

Nicolae Dobrin non è esattamente “un santo”. Ama giocare a calcio ma alla sua maniera. Tattiche, preparazione fisica, ritiri pre-partita e disciplina non sono esattamente nelle sue corde. E mentre nel piccolo Arges Pitesti, la squadra dove gioca da sempre, ha la massima libertà di espressione e anche una certa tolleranza per quanto riguarda le sue attività fuori dal campo, in Nazionale le cose sono assai diverse.

Il suo rapporto con Niculescu non si può certo definire idilliaco.

Finora i due sono riusciti a sopportarsi reciprocamente.

C’era un obiettivo comune da raggiungere.

Ma la “tregua” dura pochissimo.

La Nazionale rumena è sull’aereo che li sta portando in Messico per la fase finale di quei tanto agognati mondiali.

Nicolae Dobrin decide di approfittare del servizio bar dell’aereo.

Per tutto il viaggio.

A nulla servono i richiami e la disapprovazione di Niculescu e degli altri dirigenti rumeni.

Quando la delegazione arriva in Messico Nicolae Dobrin è talmente ubriaco da non reggersi in piedi.

Niculescu è su tutte le furie.

La disciplina, il concetto di “gruppo” e il rispetto delle regole per lui sono fondamentali.

Nicolae Dobrin, il più forte calciatore rumeno dell’epoca ai Mondiali di Messico 1970 non giocherà neppure un minuto in quella manifestazione.

La Romania giocherà un eccellente mondiale, perdendo di misura sia con l’Inghilterra (0 a 1) sia con il Brasile (2 a 3) giocando proprio contro i brasiliani un’eccellente partita. Nell’altro incontro del girone avranno la meglio sulla Cecoslovacchia per due reti ad uno.

Al ritorno i rumeni sono accolti con tutti gli onori per le loro brillanti prestazioni.

Ma sono tanti gli osservatori e i tifosi che si chiederanno “ma con Dobrin in campo come sarebbe andata a finire ?” …

Nicolae Dobrin nasce a Pitesti il 26 agosto 1947.

A undici anni entra nel settore giovanile del club.

Non c’è nessuno in città che ha un solo dubbio: un ragazzo così bravo con il pallone tra i piedi da quelle parti non si è mai visto prima.

Per lui l’esordio in prima squadra arriva ad un’età dove i suoi coetanei sono ancora nella scuola dell’obbligo e stanno crescendo nella squadra allievi di un club.

Nicolae gioca il suo primo incontro ufficiale quando ha 14 anni e 10 mesi.

E’ il primo luglio del 1962 e il club si chiama ancora “Dinamo Pitesti” e prenderà il definitivo nome di “Arges” solo a partire dal 1967.

Dobrin ha tutto quello che occorre per giocare a calcio. Una tecnica di primissimo livello e ha nel dribbling la sua caratteristica peculiare. Si muove con grande eleganza e gioca sempre a testa alta, come tutti i grandi “registi” della storia del calcio. A sostenere queste doti c’è anche un fisico di tutto rispetto: Dobrin è alto un metro e ottanta e non teme minimamente i duri contrasti degli avversari.

L’esordio in nazionale arriva quando Dobrin non ha ancora compiuto diciannove anni.

Nella nazionale rumena giocherà 47 volte, segnando 6 reti ma senza mai avere la possibilità di mettersi in mostra in un torneo internazionale di alto livello … ragione per la quale il suo nome non sarà mai conosciuto a livello mondiale pur essendo considerato nel suo Paese uno dei più forti calciatori di sempre.

Giocherà come detto tutta la sua carriera nell’Arges Pitesti che proprio grazie a lui conquisterà gli unici due titoli di tutta la storia del Club.

Il primo titolo arriverà al termine della stagione 1971-1972. Per la cittadina sede della casa automobilistica “Dacia” è un risultato storico. Nicolae Dobrin è per tutti “vrăjitorul balonului” ovvero “il mago del pallone”.

Ha in pratica le chiavi della città … e saranno soprattutto i bar di Pitesti ad accoglierlo con calore e particolare attenzione.

Il titolo conquistato dà la possibilità alle “aquile bianco-viola” di disputare la Coppa dei Campioni nella stagione successiva.

Al primo turno Dobrin e compagni “pescano” il Bonnevoie, piccola squadra del Lussemburgo che viene sotterrata di reti (sei a zero il complessivo dei due incontri).

Nel turno successivo ai rumeni capita in sorte il poderoso Real Madrid di Pirri, Amancio e Santillana.

All’andata in Romania accade il miracolo. Il piccolo Arges vince per due reti ad una. Dobrin segna su calcio di rigore il primo gol e dopo il provvisorio pareggio di Anzarda è il centrocampista Prepurgel a dare l’insperata vittoria ai suoi.

Nessuno si fa però troppe illusioni. Al ritorno in Spagna il Real Madrid avrà vita facile contro i rumeni.

Non sarà affatto così. Al gol iniziale di Santillana risponderà Radu in chiusura di primo tempo. Ad inizio ripresa sarà Grande a riportare in vantaggio i suoi. Il risultato rimarrà sul due a uno per tutta la ripresa e solo un gol di Santillana a tre minuti dalla fine permetterà alle “Merengues” di evitare i supplementari.

Al termine di quel tiratissimo incontro accade però qualcosa.

Il facoltoso e potente presidente del Real Madrid Santiago Bernabeu è rimasto affascinato dalle doti di Dobrin. Lo vuole a tutti i costi nel suo Real.

Inizia una lunga ed estenuante trattative con le autorità rumene.

Pare che Bernabeu parli direttamente con Nicolae Ceausescu, il Presidente della Repubblica Socialista di Romania arrivando ad offrirgli due milioni di dollari per poter avere Nicolae Dobrin a Madrid.

Ceausescu è irremovibile. Il regolamento per i calciatori rumeni parla chiaro: impossibile trasferirsi all’estero fino al compimento del 30mo anno di età.

Nicolae Dobrin ne ha solo 25.

Santiago Bernabeu è abituato ad ottenere ciò che desidera.

I migliori calciatori devono giocare nel suo Real.

Si prospetta un’altra occasione.

Il 15 dicembre di quello stesso 1972 si celebra l’addio al calcio di Paco Gento, la geniale ala destra del “grande Real” che aveva dominato il calcio internazionale nella prima parte della decade precedente. Fioccano gli inviti per i più grandi campioni dell’est europeo, tutti calciatori di grande qualità e tutti nelle grazie di Bernabeu.

Oltre ad Eusebio, arrivato dal vicino Portogallo, ci sono il mancino jugoslavo Dragan Dzajic, l’attaccante ungherese Ferenc Bene e ovviamente anche Nicolae Dobrin.

Dobrin rimane a Madrid per una decina di giorni (il campionato in Romania è fermo per la pausa invernale) e Bernabeu prova in tutti i modi a convincere il centrocampista a rimanere a Madrid, promettendogli di risolvere personalmente tutti i guai burocratici che ne sarebbero derivati.

Non se ne fa nulla.

Dopo la partita Dobrin tornerà nella sua Pitesti per rimanerci fino al 1981 e, dopo una piccola ed unica parentesi con l’FCM Targoviste, tornarci nel 1982 per chiudere con il suo Club la carriera l’anno successivo.

Terminata la carriera di calciatore Nicolae Dobrin intraprenderà quella di allenatore e anche qua sarà proprio il suo Arges la squadra sulla cui panchina siederà per la maggior parte della sua carriera.

Nicolae Dobrin morirà nell’ottobre del 2007, a soli 60 anni.

A portarselo via sarà un tumore ai polmoni.

Al suo funerale a Pitesti ci saranno più di cinquemila persone a salutare il loro condottiero per oltre vent’anni.

Il “Principe di Trivale” (dal nome del quartiere dove era cresciuto) è per molti tra quelli che lo hanno visto in azione considerato il miglior calciatore rumeno di tutti i tempi.

“Hagi è stato un fenomeno. Ma aveva un piede solo. Dobrin era un “mago” con tutti e due”.

ANEDDOTI E CURIOSITA’

Uno dei migliori amici di Dobrin nell’Arges era Viorel Kraus che giocò con Dobrin tra il 1967 e il 1969. Racconta Kraus che già allora, quando Dobrin aveva poco più di vent’anni, era difficilissimo tenerlo a bada. Più di una volta il giovane centrocampista faceva sparire le sue tracce e i compagni andavano spesso a recuperarlo nei locali a notte fonda o dovevano andare a casa sua il giorno del match per rimetterlo in piedi. “Dobrin era ogni volta profondamente dispiaciuto per questo suo comportamento e supplicava dirigenti ed allenatore di perdonarlo e di metterlo ugualmente in campo” ricorda Kraus.

Che poi aggiunge “il punto era che con lui in campo eravamo una squadra completamente diversa !”

E ogni volta Dobrin ripeteva la stessa frase poco prima di scendere in campo «Per farmi perdonare oggi devo fare una grande partita …» e il più delle volte era esattamente quello che accadeva !”conclude sorridendo Kraus.

Nell’anno del primo titolo per l’Arges la partita decisiva si rivela la penultima, in trasferta contro il Crisul Oradea, squadra per’altro già retrocessa. Dobrin quel giorno è semplicemente incontenibile. Segna lui stesso i primi due gol e fornisce gli assist per gli altri due nella vittoria per quattro reti ad una che consegnerà il primo titolo della sua storia al piccolo Club di Pitesti.

Molto più drammatica e rocambolesca la conquista del secondo (e al momento ultimo) titolo dell’Arges Pitesti al termine della stagione nella stagione 1978-1979, dopo una lunga “guerra” contro le due grandi della capitale Steaua e Dinamo.

E’ proprio contro la Dinamo Bucarest che l’Arges suggellerà il suo trionfo.

E’ il 24 giugno del 1979 e nello stadio gremito da oltre ventimila spettatori della Dinamo Bucarest i padroni di casa e l’Arges Pitesti daranno vita ad un incontro considerato da molti in Romania come il più emozionante di tutta la storia del calcio di quel paese.

Al gol in avvio di Dragnea per la Dinamo rispondono Radu II (con una doppietta) e Joita, portando l’Arges avanti per tre reti ad una ad una ventina di minuti dal termine. La Dinamo non ci sta e con Dudu Georgescu prima accorciano le distanze al 76mo su calcio di rigore e poi ad un minuto dalla fine riportano i “cani rossi” della Dinamo in parità. A questo punto però Dobrin, non pago di aver ispirato tutte le manovre della sua squadra e di aver fornito gli assist per due dei tre gol segnati dai suoi, decide di mettere la classica “ciliegina sulla torta” ad una partita già memorabile.

Siamo già nel recupero quando su un appoggio dalla fascia Dobrin, piazzato al limite dell’area avversaria, lascia partire un tiro di esterno destro “a giro” la cui traiettoria si va a spegnere in fondo alla rete della Dinamo suggellando di fatto il titolo dell’Arges Pitesti.

Su quanto accadde in merito al mancato trasferimento al Real Madrid fu lo stesso Dobrin a spiegare le cose con molta chiarezza qualche anno dopo.

“La responsabilità di quel mancato passaggio si può dividere a metà tra Ceausescu e … il sottoscritto ! Ceausescu mi considerava un simbolo del nostro Paese e non poteva certo permettere il mio trasferimento in un Paese con una dittatura fascista al potere. Io poi amavo la mia città e con una moglie e un figlio piccolino non mi sembrava il caso di affrontare un cambiamento così importante” ricorda Dobrin che poi aggiunge.

“A Pitesti potevo fare la vita che volevo … e avevo anche il mio vino e le mie “sarmale” (piatto tradizionale rumeno) … no, stavo troppo bene in Romania !” è quanto ha sempre affermato Dobrin.

C’è però un altro motivo, emerso più in là negli anni. Durante il suo soggiorno al Real Madrid con il quale si allenò per una decina di giorni in vista del match in onore di Gento, Dobrin non rimase particolarmente colpito dal sistema di allenamento all’epoca in voga al Real Madrid.

E’ lo stesso Dobrin a raccontarlo.

“Miguel Muñoz faceva lavorare tantissimo senza il pallone. Correre, correre e ancora correre. Tanta tattica e inoltre si giocavano partitelle a tre tocchi e il dribbling era vietato se non negli ultimi 25 metri. Mi sembrava di essere un robot. No, quel calcio non faceva per me anche se con i soldi che avrei guadagnato sarei stato a posto per tutta la vita”.

Dopo l’infelice esperienza in Messico arriva una nuova tregua con Niculescu che lo richiama per le qualificazioni agli Europei del 1972.

La Romania è in un girone con Cecoslovacchia, Galles e Finlandia. Arriva alle due ultime partite del girone, contro Cecoslovacchia e Galles con solo una possibilità di qualificazione: vincere entrambe le partite.

In quello che si rivelerà il match decisivo con la Cecoslovacchi a Bucarest Dobrin segnerà il secondo e decisivo gol che permetterà di qualificare la sua nazionale per i quarti di finale dove però dovranno cedere il passo agli ungheresi nello spareggio di Belgrado del 17 maggio 1972.

Nicolae Dobrin verrà premiato anche nel 1971 come miglior calciatore rumeno dopo le due affermazioni del 1966 e del 1967. Nella storia di questo premio solo tre calciatori nella storia hanno fatto meglio di lui: Gheorghe Hagi con sette trionfi, Gheorghe “Gica” Popescu con sei e Adrian Mutu con quattro.

Infine l’aneddoto più divertente di tutti, raccontato sempre da Viorel Kraus.

“A poche centinaia di metri dal nostro campo di allenamento a Ștefănești sorgeva una chiesa. Il “Pope” ortodosso era un grandissimo tifoso dell’Arges e nella predica della domenica mattina c’era sempre una preghiera per la squadra. Diventò ben presto amico di diversi giocatori della squadra … soprattutto di Nicolae Dobrin il quale scappava spesso dal ritiro per passare il sabato notte a bere in compagnia del prete le cui scorte di vino erano sempre abbondanti !”

Un ringraziamento doveroso all’amico Fabrizio Zaccarini, grande esperto di calcio rumeno, per le preziose informazioni su Dobrin e sul contesto calcistico rumeno del periodo.

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