Dopo aver parlato dello strano record di Paolo Maldini con l’Under 21, oggi voglio parlare di altri due record abbastanza singolari.

Qualche tempo fa girava una leggenda metropolitana intorno alla figura dell’ex calciatore felsineo Geovani Faria da Silva, meglio noto (famigerato, forse sarebbe meglio!) come Geovani.

Geovani e basta.

Correva l’anno 1989-90, sulla panca del Bologna sedeva Gigi Maifredi e Geovani, che era stato nella rosa della nazionale olimpica brasiliana di Seoul 1988 (argento) e in quella del 1989 che riportò il titolo della Copa America in Brasile (dopo ben 40 anni di astinenza, anche se questo può sembrare grottescamente inverosimile), era stato acquistato con la speranza d’aver un diez all’altezza.

Ma qual era la leggenda?
Ebbene girava e gira voce che durante quella stagione Geovani non riuscì mai a trovare la strada del campo di allenamento al primo tentativo.

Si perdeva sempre.
Lapsus che farebbero la gioia di ogni psicanalista.
Geovani si perdeva davvero o non voleva trovare la strada per l’allenamento?

E questo non volere era motivato dalla scarsa voglia di allenarsi o, più semplicemente, e come credo pure io, dal fatto che vivesse male Bologna e il calcio italiano, che mal si adattava a un calciatore, sì fantasioso, ma compassato e poco incline alla fase difensiva?

Giocò male, al di sotto delle aspettative, Geovani.
Certo fece meglio del diez dell’anno precedente (il cervellone Mika Aaltonen del quale pure ho parlato; un altro che si perdeva gli allenamenti, ma per andare all’Università), ma nondimeno ci si aspettava qualcosa di più da qualcuno pagato 9 miliardi di lire, non poche per l’epoca, e per qualcuno che, a livello di Mondiale Under 20, aveva un record che… manco Maradona.

Quale record?

Ebbene, sino a Saviola 2001, e poi Messi 2005, Aguero 2007, Adiyah (sic!) 2009 e Henrique (sob!) 2011, Geovani era stato l’unico a potersi fregiare della doppietta Pallone d’Oro & Scarpa d’Oro a un Mondiale Under 20 di calcio.

Geovani però è stato il primo a fare double!

Una doppietta che, come scritto, non era riuscita neanche a Maradona nel 1979, che giocò da par suo il Mondiale Under 20 in Giappone, ma che dovette cedere lo scettro di re dei bomber a Ramon Diaz, altra vecchia conoscenza italiana.

Maradona quell’anno fu anche Pallone d’Oro sudamericano, arrivando davanti a gente abbastanza sveglia come Paulo Roberto Falcao (al terzo posto), Zico (al quinto) e Daniel Passarella (all’ottavo posto insieme a Mario Kempes, altro eroe del mondiale biancoceleste del 1978).

Eppure Geovani, nel 1983 (era del 1964) e in terra messicana, riuscì a far meglio del Pibe de Oro: miglior calciatore e capocannoniere della kermesse.

Va però detto che D10S è l’unico ad aver vinto Mondiali Under 20 e Mondiali Pro (diciamo così!), con titolo di Pallone d’Oro in entrambi i casi; per la verità sarebbe stato anche Scarpa d’Argento in ambedue le occasioni, ma sto divagando.

Lionel Messi è stato anche Pallone d’Oro tra i grandi nel 2014, come Diego (gli unici due a far bis), ma non ha vinto il Mondiale; per la verità anche sul titolo di Miglior Giocatore ci sarebbe ed eccome da discutere, e ve lo dice uno che ha inserito la Pulce tra le otto biografie motivazionali e ispirazionali del libro Scegli! Lotta! Vinci!.

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E Salenko?
Il 28 Giugno del 1994 si giocò in California, a Stanford per i precisetti, Russia-Camerun, una partita che tutti gli appassionati di calcio dovrebbero ricordare per almeno due motivi.

Tre motivi se tra detti appassionati andiamo ad annoverare anche gli italiani.
Motivo numero uno: in quella partita, Roger Milla, timbrando la rete della bandierà del Camerun ne piantò anche un’altra, la sua. Con quella rete, segnata a 42 anni (ma forse potrebbero essere pure di più, quien sabe?), Milla è, e resterà a lungo, il più anziano calciatore a segnare in un Mondiale.
Motivo numero due: la Russia vinse 6-1, con cinque gol di Oleg Salenko. Con questa cinquina, con questa manita (chissà come si dice cinquina in russo?), Oleg Salenko eguagliò il record di Juan Alberto Pepe Schiaffino, che marcò lo stesso numero di gol in Uruguay-Paraguay 8-0 del 1950.

Per la verità, per un po’ di tempo alcuni annali hanno riportato cinque gol anche per Ernest Wilimowski nella partita Brasile-Polonia 6-5 del 1938. Una partita giocata su un campo infame, dove si diceva che il polacco ne avesse fatto cinque e quattro Leonidas, la stella del Brasile. Gli ultimi dati riportano invece quattro reti per Wilimowski e tre per Leonidas.

Motivo numero tre, quello per soli italiani? Beh, la sconfitta del Camerun consentì all’Italia di essere ripescata tra le quattro migliori terze. Italia che poi, come ben saprete (altrimenti che ci fate su un blog del genere?), arrivò alla finale di Pasadena. 

Tutto molto bello e interessante, direte (spero lo diciate!), ma che c’entra Salenko con questo intreccio tra Mondiali e Mondiali Under 20?

Oleg Salenko, oltre alla cinquina mundial, ha un altro record: è l’unico ad aver vinto la Scarpa d’Oro al Mondiale dopo essere già stato Scarpa d’Oro di un Mondiale Under 20. Salenko fu infatti bomber principe della manifestazione del 1989 in Arabia Saudita; mondiale Under 20 vinto dal Portogallo di Joao Vieira Pinto (un altro che sembra dover diventare una sorta di Maradona), con titolo di Pallone d’Oro assegnato al brasiliano Bismarck.

Inutile dire che di Bismarck si ricordano in pochi, ma pure Joao Pinto avrebbe dovuto far di più. Salenko non aveva grandi qualità, eppure, come Geovani, può fregiarsi di un singolare record.  

Qualcuno potrebbe replicare il double di Salenko?
Messi forse è all’ultima chiamata, in Qatar.
Poi ci sarebbe Erling Håland, che è stato Scarpa d’Oro del Mondiale Under 20 del 2019, laddove come miglior calciatore fu insignito tal Lee Kang-in, sudcoreano.

Morale?
Non solo il calcio di Agosto abbaglia, ma anche quello dei ventenni, con tante, troppe promesse disattese e tante tantissime sorprese, calciatori sottovalutati che, con impegno, grinta e applicazione, lavorando tanto sui punti di forza quanto su quelli migliorabili son riusciti a passare avanti a quelli che, per una miriade di ragioni, sembravano gli eletti.  

Il convitato di pietra di questo post?
Il grande assente?
Fa strano, ma in queste statistiche è mancato il dioscuro di Messi in questi anni: Cristiano Ronaldo.

Bismarck, come Joao Vieira Pinto, ma anche come Adriano del 1993, sembrano sul serio forti, fortissimi pure, ma il talento da solo non basta.

A Napoli, a metà degli anni novanta arrivò, via Inter, Caio, miglior calciatore del Mondiale Under 20 del 1995.

E allora, direte?
E allora, niente.


A me fa già ridere cosi!