Quando qualche settimana fa l’amico Remo Gandolfi tratteggiò la figura di David Kipiani (sì, lo so che si può scrivere anche Davit Q’ipiani) qualcosa cominciò a ronzarmi nella testa.

C’era qualcosa riguardo a quella finale… qualcosa che sembrava lì lì per emergere dai ricordi, ma che poi, come i sogni all’alba, diventava sensazione indistinta, sfocata. Sfuggente.

Sfuggente come il calcio fantasioso e fuori dagli schemi, così poco sovietico, di Kipiani; anche se la cosa deve sorprendere, ma neanche più di tanto. I calciatori georgiani hanno sempre avuto una vena di fantasia in più rispetto, per esempio, ai ben più muscolari e strutturati ucraini.

Questione di Dna, forse.

Il genius loci che diventa epigenetica e tratto distintivo? Può essere.

Alla fine il ricordo riemerse, ma come spesso succede era legato a qualcosa di inesatto. Quante volte, quando abbiamo un nome, sulla punta della lingua come diciamo, ma non riusciamo a recuperarlo ci inganniamo? Quante volte, quando il nome torna, ci accorgiamo che non comincia affatto per la lettera che avevamo in mente? Ecco, parimenti, e la pianto qui, quel che mi suonava (passatemi il termine) non era legato alla Dinamo Tbilisi o a Kipiani, bensì alla squadra finalista: Carl Zeiss Jena.

In quella edizione della Coppa delle Coppe, e parliamo della stagione 1980-81, la squadra degli ottici della DDR, riuscì a compiere una vera impresa. Dopo aver perso per 3-0 (reti di Pruzzo, Ancelotti e Falcao) contro la Roma, riuscì a ribaltare la contesa e ad ottenere il pass per effetto di una remuntada in casa per 4-0. Ma non è di questa impresa che voglio parlare.

Nello stesso turno, vale a dire al primo, si affrontarono anche due squadre semiprofessioniste: i gallesi del Newport County e il nordirlandesi del Crusaders, che invero si trovavano a giocarsi quella Coppa delle Coppe da vicecampioni della coppa nazionale, che era stata vinta dal Linfield, compagine che fece il double con il campionato. Doppietta che invero riusciva abbastanza spesso a quel club.

I gallesi viceversa la coppa nazionale l’avevano vinta e anche loro, nel 1980-81, aveva timbrato un double.

Coppa del Galles e promozione in Third Division.

Sì, Third Division.

Ai tempi accadevano cose del genere.

Passarono i gallesi, che poi fecero fuori anche i norvegesi dell’Haugar.

Quando penso al Galles il pensiero corre subito ad Artù e a una lingua ricca di W e Y. Ginevra è Gwenhwyfar, Lancillotto è Llwch Llenlleawg, e Newport è Casnewydd. Il galles offre panorami mozzafiato nella loro cruda e selvaggia bellezza, ma è anche una terra magica. E chissà se a Hay-on-Wye (Y Gelli Gandryll in gallese) è possibile trovare un libro sull’impresa sfiorata dal Newport County nellaCoppa delle Coppe del 1980-81.

Già, perché la cittadina di Hay-on-Wye è probabilmente la cittadina con più libri al mondo; e già, perché il Newport County fu davvero a un passo dalle semifinali.

Il sorteggio dei quarti di finale mise i tedeschi orientali del Carl Zeiss Jena contro i gallesi del Newport County. L’andata finì 2-2, con doppietta gallese di Tommy Tynan. Ed ecco… era precisamente Tommy Tynan il nome che non mi veniva il mente. Forse tutte quelle T, quel suono quasi ripetuto, erano la causa della mia difficoltà a recuperare un nome e una partita.

Anni fa, quando lessi di questa storia, avevo fantasticato su un possibile what if, su cosa sarebbe successo se…

Cosa sarebbe successo se la palla di Tommy Tynan anziché incocciare sulla traversa fosse entrata?

Il ritorno Newport County-Carl Zeiss Jena si giocò in uno stadio gremitissimo, pur nelle ridotte dimensioni, e i tifosi gallesi si ritrovarono a dover strozzare in gola l’urlo di gioia per un gol in almeno 4-5 occasioni. E dove non arrivarono quella sera le parate del portiere o i salvataggi sulla linea dei tedeschi arrivò il legno della traversa.

Tommy Tynan dopo uno scambio rapido calciò a colpo sicuro di sinistro appena dentro l’area degli ottici. La mira fu imprecisa per pochi centimetri.

Aveva il 6 quella sera sulla schiena Tommy Tynan, succedeva spesso, ma giocava al solito in attacco.

Davvero mi sono spesso chiesto cosa sarebbe successo senza quella traversa. E con il biondo Tommy Tynan, un attaccante muscolare e tecnico il giusto, ma volitivo, rapido e grintoso, a far coppia con l’usuale compagno d’attacco: John Aldridge.

John Aldridge dovrebbe dire qualcosa, se non altro perché andò al Liverpool a sostituire un certo Ian Rush (gallese pure lui, guardate un po‘!) e perché è stato, da inglese, nazionale dell’Eire.

Il Liverpool c’entra anche nella storia del mio Tommy Tynan, quello che non volevo ricordare, dal momento che fu scelto e scartato dal grande Bill Shankly in persona. Ne facevano di gol quei due, ma Aldridge non giocò nessuna delle due partite con il Carl Zeiss Jena e fu anche per questo motivo che i tedeschi passarono il turno. I tedeschi vinsero per 1-0 in galles dopo il già citato 2-2 dell’andata.

Per quanto la cosa possa apparire strana e bizzarra, i tedeschi, che rischiarono seriamente contro i gallesi, ebbero meno problemi nelle due partite di semifinale contro il Benfica.

Prima di perdere contro la Dinamo Tbilisi in finale, of course.

È da segnalare che i tre gol subiti dal Newport contro il Carl Zeiss Jena furono i primi e gli ultimi incassati in quella competizione, dal momento che i gallesi avevano mantenuto inviolata la porta contro i nordirlandesi del Crusades e i norvegesi dell’Haugar.

Non proprio Davide contro Golia, ma sarebbe stato bello un confronto tra il blasonato Benfica e i gallesi del Newport, quelli che giocavano in Third Division.

Il tutto, purtroppo, non è avvenuto e il gol di Tommy Tynan che avrebbe regalato la semifinale appartiene all’ucronia calcistica, la sfera mentale dove c’è Rensenbrink che scappa via e regala il titolo mondiale all’Olanda non già di Cruyff, bensi di Nanninga.

Nanninga, Cruyff e Rensenbrink non sono più tra noi.

Chissà invece cosa fa adesso Tommy Tynan, che una volta faceva il tassista e magari diceva ai passeggeri di essere stato a un tanto così, a un centimetro da una semifinale europea.

Magari i poverini facevano spallucce trattando con condiscendenza quel tassista che stava solo raccontando la verità.