I calciatori passano per non essere propriamente dei cervelloni, anzi…

E forse esagerando in senso opposto in molti, troppi casi vengono visti come eccessivamente superficiali e frivoli.

Ma è sempre stato così? Sì e no!

È quasi sempre sbagliato provare a generalizzare, ma agli albori del calcio in terra d’Albione non era raro trovare qualche bella mente tra gli sportivi della pedata, poi indubbiamante, per tutto il secolo scorso, i calciatori laureati o comunque di cultura son stati così pochi in percentuale da far assurgere a livello globale lo stereotipo del calciatore come persona non solo poco istruita, ma altresì poco curiosa e poco propensa a impegnarsi nel sociale.

Weah in tal senso rappresenta una decisa e bellissima eccezione… non certo l’unica, sia chiaro. Vikash Dhorasoo è stato candidato sindaco di Parigi solo qualche mese fa.

Nell’autunno del 1987, il finlandese Mika Aaltonen, classe 1965 come Hagi, trovò il tiro della vita, quello che ti cambia la via. In una gara di UEFA tra Inter e Turun, Aaltonen infilò un tracciante nel sette della porta difesa da Walter Zenga, che invero in quel periodo sembra davvero perseguitato da simili tiri all’incrocio; quel tiro gli valse un viaggio aereo per Milano con destinazione Inter.

Fu infatti acquistato dall’Inter di Pellegrini e girato in prestito, sbolognato sarebbe il caso di dire al Bologna di Gigi Maifredi, dove avrebbe dovuto formare il terzetto di stranieri con due cileni: Hugo Rubio e il connazionale Ivan Zamorano.

Che Bologna quel Bologna di fine anni ’80!

Una squadra che non ha mancato di fornire gustosi aneddoti.

L’anno dopo, vale a dire nell’estate del 1989, sotto la Torre degli Asinelli arrivò un big, o presunto tale: Geovani.

Geovani è stato il primo calciatore a centrare un doble riuscito a pochi, pochissimi; riuscire cioè a essere eletto Pallone d’Oro e Scarpa d’Oro in una stessa edizone dei Mondiali Under 20.

Impresa che non riuscì a Maradona e doppietta centrata, dopo Geovani, sono daSaviola, Messi, Aguero,

Dominic Adiyiah ed Henrique.

La leggenda vuole che questo carioca dai piedi fatati, ma con la mobilità di una lavatrice, non sia mai trovato a trovare, al primo colpo e in un anno intero, la strada del campo di allenamento.

Venne a Bologna per sostituire Aaltonen, il buon Geovani.

Anche Mika Aaltonen ogni tanto non andava agli allenamenti.

Solo che, una volta sgamato i suoi giri, i dirigenti felsinei sapevano dove trovarlo.

I dirigenti del Bologna allenato da Maifredi scoprirono ben presto che lo scandinavo era irresistibilmente attratto da alcuni locali in quel di Bologna, al punto che spesso e volentieri si perdeva in quei locali.

Quali locali?

Il nome della discoteca irresistibile agli occhi di Mika Aaltonen? Molto semplice: Università di Bologna,

facoltà di Economia e Commercio.

Già, quando non si presentava agli allenamenti, i dirigenti si facevano un giro per le aule dell’Ateneo.

D’altra parte un giornalista finlandese, alla richiesta di info su Aaltonen, non trovò di meglio che

farfugliare: “Mika è un giovane intelligente, studia economia, legge Dostoevskij e ascolta Stravinskij”.

A quei dirigenti, abituati a trattare con calciatori alle prese studi serali per la licenza media, un simile calciatore cominciò ad apparire, né più né meno, alla stregua di un Klingon.

E per certi versi, Mika Aaltonen è stato davvero un alieno per il mondo del calcio.

Di sicuro del centrocampista con il tiro al fulmicotone non si ebbe traccia.

Mika Aaltonen giocò ancora per un po’, ma da almeno un paio di decenni si occupa di sussurrare ai Giganti.

Mika Aaltonen è saggista, autore e docente universitario all’università di Turku, in forza al dipartimento di Scienze Tecnologiche di Helsinki.

Insegna economia ed è anche uno di quelli che chiamiamo, con u termine davvero orribile, questo va detto, futurologi.

Ossia studiosi che cercando di far previsioni sul futuro non già rovistando in viscere o scrutando fondi di caffè, bensì usando modelli matematici.

Mika insegna, ma ha anche diversi altri incarichi, come quella di direttore Progetto Strax, un think tank che si occupa di analizzare macroflussi economici per cercare di fornire risposte coerenti a domande del tipo:

Dove stiamo andando?

Di che cosa avremo bisogno?

Come vivremo?

Entro il 2050 l’uomo riuscirà a sfruttare le risorse di altri pianeti?

E così via.

Aaltonen è stato ed è membro dell’ American Council for the United Nation’s University Millenium Project di Washington, ed è altresì socio della World Future Society.

L’ex calciatore è parte integrante ed importante dello Speakers Forum, un board, un consesso di studiosi e personalità, nel quale hanno facoltà di parlare personaggi quali Bill Clinton e Madeleine Albright, ex segretario di Stato degli Usa. Insomma, uno che ha parlato con Zenga e con il Mitico Villa del Bologna,

ha con ogni probabilità chiacchierato amabilmente anche con Bill Clinton, Barack Obama, Robert Putnam, Robert Aumann, Thomas Schelling e così via.

I giornalisti italiani cominciarono a parlare di Aaltonen in merito al boom della Nokia nella prima decade del nuovo millennio. Inutile dire che Mika non ha mai lavorato, se non come consulente esterno, per la Nokia.

E qualcuno, poco più d’una decina di anni fa, se non erro intorno al 2007 o 2008, se ne uscì con un articolo nel quale indicava Mika come possibile candidato al Nobel per l’Economia, anche se a stretto rigore, giusto per i precisetti, trattasi di Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel.

Ecco, anche per sollevare il velo su presunti candidati al Nobel per la Medicina che son spuntati come funghi in questo anno di Covid 19, va detto che non esiste una candidatura al Nobel. I Nobel non hanno nomination come gli Oscar.

Ed eventuali papabili vengono resi noti, dall’Accademia Svedese, dopo 50 anni.

Ecco perché dobbiamo diffidate degli italiani, e non, che affermano di essere stati candidati al Nobel,

specie se hanno intorno ai 70 anni, il che equivarrebe a dire che son stati candidati al Nobel quando erano ancora adolescenti e studenti.

A proposito di Nobel.

Niels Bohr, papà dell’ Interpretazione di Copenaghen in merito alla Meccanica Quantistica e vincitore del premio Nobel nel 1922, in gioventù giocò da portiere, ma prendeva troppi gol perché si distraeva e si perdeva nel suo mondo.

Niels Bohr è stato uno dei fisici che maggiormente ha contribuito all’epoca d’oro, i primi 30-40 anni, gli anni che sconvolsero la Fisica, del Novecento.

Pare che la famosa frase di Albert Einstein “Dio non gioca a dadi con l’universo” sia stata scritta in una lettera al suo amico personale, ma avversario sul fronte della Meccanica Quantistica, Bohr. Niles rispose con qualcosa del tipo “Non dire a Dio come deve giocare”.

Ebbene, Niels aveva un fratello, Harald.

Harald Bohr era un matematico di vaglia, un professore universitario e… un calciatore titolare della Danimarca alle Olimpiadi del 1908.

Sì, Harald Bohr partecipò come calciatore, giocava mediano, alle Olimpiadi di Londra del 1908, segnando un gol e vincendo l’argento con la sua nazionale.

Matematico e calciatore.

Erano propri altri tempi.

Ps. E sulla Meccanica Quantistica, Bohr aveva ragione.

Almeno sino ad ora.