The crafty Berlin decision, vale a dire La furbata di Berlino.

Oppure, per altri, “Il più scandaloso incidente nella storia del calcio internazionale”,

Se è vero che il luogo è intuibile, Berlino, e che posso ricavare il quando, nondimeno quel che successe invece è molto, molto meno lineare e difficile da estrapolare senza prendere una qualche posizione.

Sul tempo posso essere più preciso: si tratta dell’8 Agosto del 1936, durante le Olimpiadi fortemente volute dal Führer. Anche sull’oggetto della decisione sono ragionevolmente sicuro, dal momento che trattasi della partita Perù-Austria, che era valevole per l’accesso alle semifinali del torneo olimpico di calcio.

Berlino 1936 rappresentò il ritorno del calcio alle Olimpiadi, ma anche qui qualche precisazione va fatta.

Le olimpiadi di calcio del 1928 furono bellissime, con l’Italia che perse 2-3, non senza sfortuna e qualche decisione dubbia avversa, la semifinale contro l’Uruguay che, ai tempi, rappresentava il non plus ultra mondiale a livello calcistico, eccezion fatta per le nazionali del Regno Unito, che forse ai tempi erano migliori.

L’inghilterra certamente.

Il quotidiano inglese The Telegraph, al fine di omaggiare la grande prestazione dell’Italia di Baloncieri e Levratto (alla fine eletto miglior calciatore della kermesse), titolò: Evviva il perdente!

A Los Angeles 1932 non ci fu nessun torneo olimpico di calcio, sport che ritornò a Berlino, con l’intenzione però di farne qualcosa di più aderente al modello decoubertiniano. Ecco allora che le squadre continentali si presentarono con formazioni nazionali composte da studenti o semiprofessionisti.

Quindi, mentre Italia, Austria e Germania si presentarono con dilettanti, il Perù arrivò dal sudamerica con il meglio che aveva a disposizione. Va detto che nessuno di quelli viveva di solo calcio; ergo, per certi versi erano dilettanti anche loro, sia pure di talento, visto che solo l’anno prima erano arrivati terzi alla Copa America (sì, ok, su quattro squadre) e soprattutto la vinceranno nel 1939, con Lolo Fernadez bomber principe di quella edizione sudamericana.

Teodoro Lolo Fernández faceva parte della spedizione andina in terra teutonica e si presentò timbrando una manita nel 7-3 che i peruviani rifilarono ai poveri Finlandesi.

Né era l’unico calciatore di rilievo, anzi.

Come detto, quel Perù non era affatto scarso potendo contare su, oltre al già citato Fernandez, anche su avanti come Jorge Alcalde, Carlos Manguera Villanueva, supportati all’ala da Adelfo Magallanes.

Il fischio d’inizio sovrastò il brusio dello stadio dell’Hertha alle 17,30 dell’8 Agosto. Il giorno prima la Germania era stata eliminata dai volenterosi dilettanti norvegesi. L’Austria non era il Wunderteam, la meravigliosa squadra di Sindelar, Platzer e Binder che era rimasta imbattuta per anni, sino alla discussa semifinale con l’Italia, ma era comunque una buona compagine; c’era però lo stesso tecnico del Wunderteam, il grande Hugo Meisl, affiancato in panca dall’altrettanto grande e noto tecnico scozzese Jimmy Hogan. I due allenavano, in coerenza con lo spirito olimpico, calciatori senza precedenti esperienze in Nazionale.

Bene amici, lo spiegone è terminato.

Scusate se mi sono dilungato.

Iniziamo con la partita.

Pronti via e la squadra mitteleuropea si portò avanti 2-0 per effetto delle marcature di Werginz e Steinmetz. Nella ripresa i sudamericani si fecero più intraprendenti, ma forse senza un leggero infortunio capitato al portiere austriaco, la roccaforte austriaca avrebbe anche potuto reggere.

Sia come sia, nell’ultimo quarto d’ora gli andini riuscirono a impattare la contesa e portarla ai supplementari. Per i peruviani segnarono Alcalde e Villanueva.

Lolo Fernandez, l’idolo peruviano, quello della manita ai finlandesi, segnò il terzo gol dei peruviani nel secondo tempo di quei pazzi supplementari.

Pazzi perché prima di quella rete, ai peruviani vennero annullati altri gol.

Qualcuno dice due, altri tre.

Non lo sappiamo per certo, anche perché, nonostante i poderosi e copiosi mezzi tecnologici e televisivi messi in campo, a mo’ di megafono per la propaganda nazista, da Leni Riefenstahl, non esistono immagini di quella partita, per cui non possiamo sapere quel che accadde dopo che Manguera Villanueva, all’ultimo giro di lancette, timbrò il 4-2 che avrebbe mandato i peruviani in semifinale.

Avrebbe, perché la partita fu sospesa.

Alcuni cronisti riportarono e scrissero d’aver visto diverse centinaia di invasori (sudamericani, per quei cronisti) entrare in campo “armati di bastoni, coltelli e persino una pistola”. Questi avrebbero minacciato l’arbitro e colpito alcuni calciatori austriaci.

Il comunicato ufficiale recitò che “alcuni fatti avevano impedito il regolare svolgimento dell’incontro” e pertanto, per effetto del fatto che il Perù non si presentò alla ripetizione della partita fissata per il 10 e poi l’11 Agosto, gli austriaci furono dichiarati vincitori dell’incontro e passarono alle semifinali.

Insomma, passò la tesi avanzata dagli austriaci: gli invasori erano tifosi del Perù.

Bandidos.

Per buona misura, gli austriaci s’accorsero, sul 4-2 e a un minuto dalla fine, che forse le dimensioni del campo non erano quelle regolamentari. Fecero ricorso anche per il campo. E i peruviani? Per quanto possa sembrare strano, qualcuno riporta che la delegazione peruviana non arrivò all’incontro con gli organizzatori delle Olimpiadi perché frenata ed attardata da una manifestazione.

In ogni caso, la Fifa, organizzatrice del torneo di calcio olimpico, ordinò la ripetizione del match per il 10 Agosto, e poi, stante il fatto che il Perù non si presentò, anche per l’11 Agosto: sullo stesso campo e a porte chiuse.

L’11 Agosto, i peruviani, tutta la delegazione olimpica a dirla giusta, erano già in rotta verso casa.

Un popolo orgoglioso, quello peruviano, figlio di una terra ricca, ma saccheggiata. Adesso non si usa quasi più, ma quando ero bambino si usava ancora dire “vali un Perù”.

Sono anche persuasi che l’Umanità abbia avuto origine da quelle parti, sul lago Titicaca, sponda Perù, naturalmente. Ritengono di avere la primogenitura anche sulla rovesciata, che in sudamerica chiamano chilena: a sentire loro, i cileni avrebbero copiato quel colpo dalla chalaca peruana.

E naturalmente avrebbero inventato anche il tunnel, che loro chiamano huacha, e il passaggio no-look, che invece appellano el pase del desprecio, il passaggio del disprezzo. Inutile dire che Fernandez e Villanueva eccellevano in questi colpi.

Perché non rimasero e rigiocarono al partita?

Probabilmente furono obbligati a rientrare dal presidente Bienvenides, che cercò di fruttare l’occasione per provare ad aumentare il proprio consenso. Alimentò la dignità e il coraggio dei peruviani gridando al complotto. I giocatori furono accolti come vincitori e le ambasciate della Germania e della Norvegia (paese dell’arbitro) vennero assaltate da torme di peruviani inferociti.

La realtà venne artatamente contaminata, a uso e consumo di Oscar Bienvenides, da evidenti bugie che avevano il fine di rendere la narrazione più epica e rabbiosa. Venne scritto che allo stadio c’era Hitler, il quale, dopo l’eliminazione della sua Germania, non avrebbe permesso che anche la sua Austria venisse estromessa da una formazione che aveva in avanti ben cinque calciatori neri. Forse ai tempi si usava ancora scrivere negri o, forse, l’ancor più orribile termine moros.

Si narrò che il regime nazista fece pressioni per far ripetere la partita, e alla via così.

Inutile dire che Hitler non c’era e che solo uno degli attaccanti era nero, sui tre in totale del Perù.

Ci furono davvero pressioni? Quien sabe?

Sia come sia, Oscar Benvenides fu eletto presidente qualche mese più tardi.

In questa trappola, in questa parziale mistificazione, cadde anche il grande Eduardo Galeano, che non si capacitava, da strenuo difensore qual era dei sudamericani, del fatto che questa meravigliosa storia non fosse narrata ai bambini.

Dovete narrare ai vostri figli, soleva dire Galeano, che “appartenete a un Paese che ha umiliato Hitler”

Anzi, per certi versi e nonostante i dettagli stonati, la riproposizione su larga scala di questa storia di calcio si deve proprio allo stesso Galeano.

Profetico, in tal senso, fu il commento del giornalista statunitense David Wallechinsky, il quale scrisse, nel suo The complete book of the Summer Olimpics Games (libro dedicato alle olimpiadi), che quella partita avrebbe avuto due versioni, a seconda del Continente narrante.

Insomma, se furbata fu…

Chi la mise in scena?

Cui prodest?

Certo che, con tutta la buona volontà, riesce difficile immaginare che i tifosi peruviani (e già sul numero ci sarebbe da discutere: mille peruviani a seguire una partita agli antipodi! Mah?) fossero così stolti da festeggiare una vittoria sicura picchiando gli avversari e minacciando l’arbitro.

A che pro?

Al minuto 120 e sul 4-2?

E tu, caro lettore, che idea ti sei fatto?

Ecco i protagonisti della partita.

Perù: Valdivieso, A.Fernandes, V.Lavalle, Tovar, S.Castillo, Jordan, T.Alcalde, Magallanes,

T.Fernandez, Villanueva, Morales.

Austria: Kainberger, Kargl, Kunz, Krenn, Wallmuller, Hofmeister, Werginz, Laudon, Steinmetz,

Kitzmuller, Fuchsberger.

Arbitro: T.Kristiansen (Norvegia)