Nella stagione 1981-1982 nelle file dell’Español di Barcellona arriva un centrocampista danese dai piedi buoni di nome John Lauridsen.

A 22 anni ha appena fatto il suo esordio con la sua nazionale ed è considerato una eccellente promessa a livello internazionale.

Allenatore del team di Barcellona è José Maria Maguregui, un basco conosciuto per il suo pragmatismo e le tattiche ultra-difensive che amava applicare alle sue squadre.

Tra i due non c’è esattamente un “feeling” esagerato. Lauridsen si sente imbrigliato dagli schemi difensivi di Maguregui e durante quella “temporada” esce sui giornali sportivi spagnoli una dichiarazione del centrocampista danese che si lamenta apertamente dell’approccio speculativo della squadra voluto dal Mister basco.

Lauridsen chiede di giocare un calcio più offensivo e spettacolare.

Nella successiva sessione di allenamento Maguregui riunisce i suoi giocatori in mezzo al campo.

Poi si rivolge a Lauridsen.

“Ho letto le tue dichiarazioni alla stampa. E sono d’accordo con te. In campo ci deve essere spazio anche per lo spettacolo. Per cui facciamo in questo modo. Nei novanta minuti di partita farai esattamente quello che ti dico io” spiega l’allenatore basco che poi aggiunge “Poi al fischio finale ti porti al centro del campo e ti levi pantaloni e mutande. Così facciamo anche un po’ di spettacolo !”.

Soluzione equa per entrambi ? Ne dubitiamo.

Ma di sicuro dubitiamo che Lauridsen abbia accettato l’idea di “spettacolo” di Maguregui … con il quale diverrà comunque uno dei punti fermi dei “Periquitos” nelle due stagioni successive.