“Figliolo, ti rendi conto che ti hanno visto girare per l’albergo alle tre del mattino con una bottiglia di whisky in mano ?” gli chiede il suo arrabbiatissimo allenatore.

“No, mister guardi che non è esatto” risponde intimidito il giovane calciatore.

“Senti ragazzo, almeno non prendermi per il culo ! Ti hanno visto che giravi per la hall in tuta, ubriaco e con una bottiglia di whisky in mano !” lo incalza il Mister

“Mister, davvero mi creda … non è esatto” è la risposta di un sempre più intimorito Elkjaer.

“Adesso basta farmi incazzare ! Ti hanno visto tre persone diverse ! Cosa c’è che non è esatto ???” gli urla il Mister

“Che non era whisky mister, era vodka.”

Questo il celeberrimo dialogo tra l’allenatore del Colonia Hennes Weisweiler e Preben Larsen Elkjaer, allora ventenne attaccante di grandi speranze.

Anche se esistono versioni più “hot” di questa storia, la stessa descrive in ogni caso in maniera eloquente l’approccio di Elkjaer al calcio.

… non a caso Preben è stato definito uno degli ultimi “matti” del calcio moderno.

Preben Larsen Elkjaer nasce a Copenhagen l’11 settembre del 1957 e dopo un solo anno da professionista nel suo paese con il Vanlose (7 reti in 15 partite di campionato) è decisamente evidente a tutti che il suo destino di calciatore è degno di ben altri palcoscenici.

E’ il Colonia, il fortissimo team della Bundesliga, a fare l’offerta migliore dopo una strenua battaglia a suon di marchi con lo Stoccarda.

Preben arriva al Colonia e le cose iniziano come meglio non si può.

Il suo esordio arriva in una partita di Coppa UEFA contro gli svizzeri del Grasshopers.

Segna due reti nella vittoria per 3 a 2 dei tedeschi. Un altro gol in campionato contro il Duisburg prima di infilare un periodo non esattamente positivo.

La sua passione per la vita notturna, qualche bicchiere e la sua già smodata attrazione per le sigarette, non incontrano esattamente i favori del severo e autoritario Weisweiler che finisce per mettere spesso Preben fuori rosa. Anche in campo le cose non vanno meglio.

Elkjaer è molto restio (eufemismo !) ad accettare rigidi compiti tattici, movimenti programmati e posizioni fisse in campo. Lui è troppo anarchico per il calcio che ha in mente Weisweiler, di cui apprezza la competenza ma con il quale non riesce ad esprimersi al massimo.

Ritorna in squadra per qualche partita nel finale di stagione e gioca anche uno scampolo di partita nella finale della Coppa di Germania vinta proprio dal Colonia.

Ma è evidente che per lui non c’è lo spazio sufficiente in uno squadrone che comprende calciatori del valore di Overath, Cullman, Flohe (tutti campioni del Mondo con la Germania nel 1974) e talenti emergenti come il centravanti Dieter Muller e il portiere Harald Schumacher.

Occorre fare un passo indietro per ritrovare la continuità in campo e la fiducia in se stesso.

Ci sono molti ammiratori ma in realtà pochi pronti ad investire in un ragazzo che si porta già appresso la fama della passione per la bella vita.

La squadra che appare più determinata viene dal Belgio, non certo un campionato tra i più attraenti nel panorama calcistico.

La scelta, anche se apparentemente poco stimolante, è in realtà perfetta.

Preben sceglie il Lokeren, squadra discreta ma senza pressioni particolari.

Qui Preben inizia a mostrare appieno tutte le sue qualità: una potenza straripante, un tiro impressionante con entrambi i piedi e grandi doti in acrobazia.

La libertà di muoversi su tutto il fronte d’attacco senza alcuna costrizione tattica, sono l’ideale per questo attaccante che ben presto verrà ribattezzato “il pazzo di Lokeren”, sia per il suo comportamento assai difficilmente “inquadrabile” in campo che fuori dal rettangolo verde.

Qui Elkjaer troverà anche un compagno d’attacco di assoluta qualità che sarà determinante nel mettere a frutto le indubbie doti dell’ariete danese: si chiama Wlodzimierz Lubanski ed è uno dei più grandi calciatori polacchi di tutti i tempi ed ha tutte quelle doti che invece mancano, e per questo compensano alla perfezione, Preben; intelligenza tattica, visione di gioco, altruismo e una tecnica sopraffina.

Due anni dopo arriverà anche un altro fantastico attaccante polacco, Gregorz Lato, e il tridente che si verrà a formare sarà uno dei più produttivi e spettacolari di tutto il calcio belga.

In poco meno di 6 stagioni Preben Larsen Elkjaer segnerà la bellezza oltre 100 reti ufficiali (98 in campionato).

In questo periodo metterà in luce un’altra delle sue caratteristiche peculiari … e qui si parla dell’UOMO non solo del calciatore: Preben Larsen Elkjaer è un uomo riconoscente, virtù alquanto rara nel mondo del calcio professionistico, allora come oggi.

Già dopo la sua seconda stagione al Lokeren iniziano ad arrivare offerte di club più ambiziosi e prestigiosi ma Preben non prende neppure in considerazione l’idea di andarsene.

“Il Lokeren mi ha dato una chance nel momento più difficile della mia carriera. E io questo non lo dimentico” saranno le sue parole ogni qualvolta un nuovo Club busserà alle porte del Club belga.

La stagione 1980-1981 sarà la stagione magica nella storia del piccolo Club fiammingo. Un secondo posto in campionato alle spalle del poderoso Anderlecht e una fantastica galoppata in Coppa UEFA dove Elkjaer, Lato e compagni arriveranno fino ai quarti di finale perdendo di misura con gli olandesi dell’AZ ALKMAAR che arriveranno alla finalissima, persa poi con il grande Ipswich di Bobby Robson.

Nel frattempo Elkjaer è diventato titolare inamovibile della Nazionale danese, una nazionale nella quale stanno emergendo giovani di assoluto valore.

Le prime avvisaglie della forza di questa squadra arrivano durante le qualificazione ai mondiali di Spagna dove la Danimarca sconfiggerà senza appello gli azzurri di Enzo Bearzot, che esattamente un anno dopo diventeranno Campioni del Mondo.

Questo risultato è però il passaggio definitivo verso una nuova consapevolezza: che la Danimarca, dopo decenni di vacche magre, è ormai pronta per prendersi un ruolo importante nel calcio mondiale.

Simonsen, Arnesen, Lerby, Olsen, Bastrup e lo stesso Elkjaer saranno presto raggiunti da Klaus Berggren, Jesper Olsen, Ian Molby e soprattutto dal prodigioso talento di Michael Laudrup e quando i danesi si presenteranno agli Europei francesi del 1984 (20 anni esatti dopo la loro prima e unica partecipazione) sono in molti a mettere la Danimarca tra le possibili sorprese.

Nessuno però può prevedere che per i talentuosi danesi arrivi addirittura un piazzamento tra le prime quattro.

Elkjaer gioca un eccellente europeo, segnando due gol ma fallendo purtroppo il rigore decisivo nella semifinale con la Spagna, chiusa sull’1 a 1 dopo i supplementari.

A seguito di prestazioni di questo livello però è evidente che il Lokeren non è più in grado di trattenere Preben e sono diverse le grandi squadre europee che sondano il terreno per Elkjaer.

La più determinata di tutte è però il Verona, squadra non di primissima fascia di quel campionato italiano che però sta diventando a grandi passi ogni anno più ricco e spettacolare.

“Non sapevo nulla del Verona come squadra di calcio. Fu mia moglie a insistere perché conosceva Verona come città e io ho finito per ascoltarla. Sono convinto che il fatto che fosse la città di Romeo e Giulietta ha influito molto nella scelta !” questo l’onesto commento di Elkjaer…

Chiesi a Michael Laudrup, mio compagno in Nazionale, che già giocava in Italia nelle file della Lazio, qualche informazione in più” ricorda Preben

“E’ una buona squadra” mi disse Michael “sono un paio di stagioni che arriva nelle zone alte della classifica e con uno come te può anche arrivare tra le prime 4”

Con Elkjaer in quell’estate del 1984 arriva anche il gigante tedesco Hans-Peter Briegel, anche lui come Preben nel pieno della maturazione psico-fisica e soprattutto un calciatore dalla potenza devastante.

Allenatore degli scaligeri è il milanese “doc” Osvaldo Bagnoli, allenatore intelligente quanto umile e pragmatico … e soprattutto uomo dai valori etici e morali di primissimo piano.

“Bagnoli parlava pochissimo, era quasi timido, ma sapeva farsi voler bene e sapeva come ottenere il massimo dalla squadra. Tra noi due bastava uno sguardo e ci capivamo al volo” ricorda il bomber danese.

Alla prima di campionato l’avversario del Verona è il Napoli di Diego Armando Maradona, anche lui al suo esordio nel nostro campionato. Tutti gli occhi degli appassionati sono puntati sul Bentegodi per assistere alla “prima” di colui che è già considerato il più forte calciatore del pianeta e l’uomo su cui la città di Napoli, malata di calcio, punta per arrivare al primo agognato scudetto della sua storia.

Le cose, quel giorno, vanno assai diversamente da quanto sperato dai partenopei.

Il Verona imbriglia il “Pibe de Oro” proprio con Briegel e poi riparte con grande efficacia.

La forza d’urto del Verona è terrificante.

Elkjaer e Briegel sono devastanti e si capisce da subito che i due sono quello che mancava alla disciplina dei Tricella e dei Di Gennaro e al talento di Fanna e Galderisi.

Il Napoli è spazzato via con un netto 3 a 1.

E così il Verona si scopre forte, fortissimo.

“La previsione del mio amico Michael può avverarsi davvero” pensa Elkjaer dopo il convincente esordio.

Ma è alla 5a giornata di campionato che tutto entra in un’altra dimensione.

Il Verona affronta la Juventus, la squadra campione d’Italia in carica e strafavorita anche in questa stagione.

In fondo è la squadra che ha dato l’ossatura alla Nazionale Italiana campione del Mondo due anni prima in Spagna arricchita dalla presenza del polacco Boniek e soprattutto di lui, “Le Roi” Michel Platini che pochi mesi prima ha trascinato la sua Francia sul tetto d’Europa

Il Verona vince in maniera netta ed inequivocabile per 2 reti a 0.

Per la Juventus è uno shock assoluto.

Per il Verona invece la conferma che tutti, in questo campionato, dovranno fare i conti con i gialloblù.

Elkjaer segnerà un gol destinato ad entrare nella storia del campionato italiano.

Si farà quasi 50 metri palla al piede con una progressione potente e inarrestabile conclusa con un gran destro a fil di palo … segnando senza la scarpa destra persa nel precedente contrasto !

Da quel giorno per lui ci sarà un nuovo soprannome a Verona … Cenerentolo !

La corsa degli scaligeri è inarrestabile.

Due sole sconfitte in tutta la stagione per arrivare così alla penultima giornata di campionato a Bergamo, contro l’Atalanta, dove può bastare un punto per laurearsi campioni.

Andrà esattamente così.

Un 1 a 1 (sarà proprio Elkjaer a pareggiare il gol iniziale del terzino atalantino Perico) che sancirà il primo titolo nella storia del Verona e dei suoi appassionati tifosi.

Per Preben Larsen Elkjaer saranno quattro stagioni eccellenti con gli scaligeri e pur non facendo sfracelli a livello realizzativo (32 reti in 91 presenze in campionato) il suo apporto sarà sempre determinante in quel periodo meraviglioso e indimenticabile per la squadra di calcio della città di Romeo e Giulietta.

E qui a Verona, come già fece nel Lokeren, Elkjaer mostrerà in pieno le sue grandi doti umane, di rispetto e di riconoscenza nei confronti di società e tifosi.

Più volte le “grandi” storiche del campionato italiano hanno provato a strapparlo dalla sua amata Verona.

“Qui mi hanno accolto, supportato e amato. Addirittura qualcuno voleva anche farmi Sindaco ! Come avrei potuto andarmene ?!?!”.

In queste parole c’è tutto Preben Larsen Elkjaer, il danese più italiano di Danimarca.

Indisciplinato, sempre sorridente, guascone e anche un po’ matto.

E che l’Italia non potrà dimenticarla mai visto che suo figlio Max è nato qui e visto che la casa sul Lago di Garda dove abitava allora la famiglia Elkjaer non l’ha mai venduta … e qui ritorna almeno due o tre volte all’anno.

Infine è importante ricordare una cosa che forse a molti è sfuggita; Preben Larsen Elkjaer ha sfiorato due volte la conquista del Pallone d’oro. La prima volta nel 1984 arrivando 3° dietro Michel Platini e Jean Tigana e addirittura 2° l’anno seguente sempre dietro Michel Platini.

… giocando nel Verona, non nel Real Madrid, nel Barcellona o nel Bayern Monaco.

A 32 anni, dopo due stagioni contrastate in patria con il Vejle, Preben dice basta.

Fisicamente non ha più la brillantezza e l’esplosiva potenza di pochi anni prima.

In più, Preben è stanco di ritiri, regole, orari da rispettare e allenamenti.

Quattordici anni da professionista (anche se sempre “alla sua maniera”) possono bastare.

Ha interessi diversi, bisogno di nuovi stimoli. Fa un po’ l’allenatore, poi dirige un canale televisivo e ora è apprezzato commentatore.

Anche se per molti, nella sua città di adozione, il futuro è già scritto: PREBEN LARSEN ELKJAER “SINDACO DI VERONA”.