Oggi siede sulla panchina dell’Everton a fianco di Carlo Ancelotti ma un tempo Duncan Ferguson non solo era l’idolo assoluto del Goodison Park, ma uno dei calciatori più temuti per la sua bravura nel gioco aereo, la sua aggressività e la sua assoluta mancanza di timore per qualunque tipo di scontro fisico.

Nel 2001 due ladri (evidentemente non esperti di calcio) scelgono l’abitazione di Duncan Ferguson e della sua famiglia (moglie e tre figli) come obiettivo per un classico furto.

Il problema è che i due si trovano ancora in casa quando Duncan rientra con la famiglia.

Ferguson li affronta e inizia a riempirli entrambi di botte: da solo contro due!

Uno dei due riesce in qualche modo a fuggire mentre l’altro verrà “trattenuto” da Ferguson fino all’arrivo della polizia. Quando i poliziotti prendono in custodia il malcapitato malvivente si accorgono che prima della questura occorre portarlo al Pronto Soccorso per rimetterlo in sesto dalla gragnuola di calci e pugni ricevuti da “Big Dunc”. Passerà tre giorni in ospedale prima di venire dimesso.

Problemi per Duncan con la legge? Eccesso di autodifesa? Aggressione  o addirittura sequestro di persona? Niente di tutto questo! In Inghilterra la proprietà privata è sacra e, come tale si ha il diritto di difenderla.

Fantastico il commento a caldo di Ferguson, a proposito del malvivente spedito all’ospedale: «Beh, non ho voluto fargli troppo male. Avevo paura che i miei figli si impressionassero».