Dal Tardini allo Stammlager

Buongiorno Amici,

oggi è con molto piacere che ospitiamo un libro di un protagonista della storia del Parma Calcio, ma anche e soprattutto di una persona che ha contribuito alla crescita della società civile, con un atto di coraggio che gli fece perdere la sua libertà personale. Renzo Cavallina infatti è stato un esempio ed é un modello per tante persone.

L’autore, Lamberto Gherpelli , prima di iniziare a scrivere la storia, di Renzo Cavallina  non  conosceva praticamente nulla.

La vicenda della sua deportazione era sconosciuta, così  ha cercato di scoprire come aveva vissuto i due anni di prigionia e come si era salvato dallo stammlager berlinese.

Mettere insieme tutti gli aspetti della sua vita è stato un percorso irripetibile e appassionante, nonostante al centro ci siano una sventura personale e una tragedia collettiva.

Oltre alle avversità  della vita privata, l’autore ha contemporaneamente ricostruito la parte sportiva. Cavallina infatti non è stato solo un portiere, ma anche un uomo molto amato, sia dagli sportivi di Parma -sua città d’adozione, dove era soprannominato il “gatto magico”–  sia da tutte le persone che lo hanno conosciuto.

Aveva traghettato il Parma verso una storica promozione in serie B nella stagione 1942-1943.

Cavallina fu una rivelazione: le sue parate spericolate facevano impazzire il pubblico del Tardini, “tutte ardimento, occhio e perfetta scelta di tempo” come le descriveva la Gazzetta di Parma.

Terminata la carriera calcistica, Renzo Cavallina si dedicò alla professione di allenatore, prestando il proprio talento e la propria esperienza a numerose squadre e polisportive italiane, tra cui, per esempio, il Faenza e il Centro Pallavicini di Bologna.

Negli anni Sessanta ha allenato perfino in Libia: è stato uno sperimentatore audace, un antesignano degli allenatori italiani in Libia, dove ha vinto il campionato nel 1969, prima dell’avvento al potere di Gheddafi.

Al termine della carriera professionale, Renzo tornò a vivere stabilmente a Parma, dove rimase fino al 2002, anno della sua morte.

Le sue gesta con la maglia crociata sono ricordate nel Museo Ernesto Ceresini, le sue virtù di soldato e di cittadino italiano sono fissate davanti all’ingresso monumentale dello stadio Ennio Tardini, dove è stata posta una pietra d’inciampo: come sostiene l’artista tedesco Gunter Demnig, le Pietre d’inciampo devono far inciampare la testa e il cuore delle persone“.

L’autore

Lamberto Gherpelli, osservatore e studioso del mondo calcistico, ha militato nella prima metà degli anni Settanta nelle giovanili della Reggiana. Ha scritto per il Guerin Sportivo e per Il Resto del Carlino di Reggio Emilia. Autore versatile e multiforme, ha pubblicato, diversi libri tra cui anche UN CALCIO DA LECCARSI I BAFFI. 50 storie di sognatori

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