Ma se quanto accaduto ai Mondiali argentini lasciò perplessi diversi osservatori il resto della carriera di Reinaldo è ancora più ingiusto e dibattuto.

Per cominciare al suo rientro in Patria inizia da parte dei media legati alla dittatura una campagna di stampa ignobile nei confronti di Reinaldo.

“E’ un alcolizzato, si droga ed è anche omosessuale. Il classico comunista”.

Poco importa se è tutto tremendamente falso.

Reinaldo non fa uso di droghe ed è eterosessuale anche se ha diversi amici nella comunità gay e per i quali si batte con veemenza per tutelarne i diritti.

“Se esco con le ragazze mi danno del “bohémien”, se non esco dicono che sono gay. Qualcuno sa dirmi cosa devo fare?” è l’ironico commento del numero “9” del Brasile in quel periodo.

In quanto al bere è sufficiente una frase di Socrate, il compianto “Dottore” del calcio brasiliano.

“Io bevo in una notte quello che Reinaldo beve in un anno” che per molti chiude definitivamente la questione.

Reinaldo torna a giocare e a segnare tanti gol con il suo Atletico Mineiro che conduce al trionfo in sei campionati regionali consecutivi (dal 1978 al 1983) e addirittura a sfiorare il titolo di Campiona brasiliano nel 1980, perso in finale in maniera rocambolesca (e alquanto ingiusta) nei confronti del Flamengo di Zico.

Si arriva così alle convocazioni per il Mondiale del 1982.

Telè Santana, l’allenatore del Brasile, è un noto conservatore e politicamente quanto più lontano dalle idee di Reinaldo. Già l’anno prima in un’intervista dichiara che “il posto di centravanti della Nazionale brasiliana in Spagna è ancora apertissimo. Ci sono Careca, Roberto Dinamite, Serginho e Baltazar a giocarselo fino alla fine”.

Il fatto di non inserire Reinaldo spiazza la maggior parte degli osservatori.

Sono diversi i giocatori che esprimono il proprio dissenso.

Uno fra questi è l’ala sinistra Eder, compagno di squadra di Reinaldo nell’Atletico Mineiro.

“Sicuramente tutti questi giocatori hanno delle qualità … ma Reinaldo è Reinaldo e nessuno è bravo quanto lui”.

Il pretesto per lasciar fuori Reinaldo dai ventidue che partiranno per il mondiale spagnolo è il solito: il centravanti dell’Atletico Mineiro è infortunato.

Per il Brasile la scelta di lasciar fuori il loro attaccante più forte da un Mondiale dove se qualcosa è mancato ad un Brasile fortissimo è stato proprio un numero “9” all’altezza è un dibattito ancora aperto.

Come ricorda l’amico Davide Tuniz, fondamentale nella stesura di questo pezzo grazie alla sua infinita conoscenza del calcio brasiliano, in Brasile equivale alla staffetta “Mazzola-Rivera” dei Mondiali messicani del ’70!

Sta di fatto che Reinaldo rimase a casa quando, a 25 anni, era nel periodo migliore della sua carriera.

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E ora sotto con le immagini e i gol!https://youtu.be/W1pT7Ma8_7Q