“U talian si fa sic, ma nun mor!” 

Quando ero magrissimo, a undici anni pesavo 31 kg, immancabilmente in mio aiuto arriva qualcuno a dire: “U talian si fa sic ma nun mor. E i magri sono sempre gli ultimi a morire.”

Ecco, le frasi di sopra rappresentano un inno, l’ennesimo, all’arte di arrangiarsi e di fare le nozze con i fichi secchi che gli italiani hanno elevato, dal rango artistico, a Scienza.

Tempo fa mi son reso conto di una singolare statistica: l’Italia di calcio, ai mondiali, nelle partite a eliminazione diretta o nelle finali, ha perso UNA SOLA VOLTA nei tempi regolamentari.

UNA volta su 16 incontri!

Con la Francia nel 1986.

La partita della foto.

La prima partita presa in considerazione.

Già, perché andando un po’ a definire il set-up della ricerca, giova dirvi che ho preso in considerazione le partite a eliminazione diretta (ottavi, quarti, semifinali e finali, comprese le finaline) da Mexico 1986.

Dal 1974 al 1982, come ben saprete, c’erano degli ulteriori gironcini e non già ottavi e quarti. E in qualche caso, come Germania Ovest 1974 e Argentina 1978, si fece a meno anche delle semifinali; nel secondo caso, l’Italia, in una prevista semifinale, avrebbe potuto ed eccome dire la sua, anche in virtù della considerazione che l’Argentina l’avevamo già battuta nei gironi con il famoso gol di Roberto Bettega. 

Ergo, andando a considerare solo le partite dal 1986 l’Italia è la squadra che ha perso meno partite a eliminazione al novantesimo minuto: le altre eliminazioni sono giunte nei supplementari o ai rigori. Rigori che ci han detto bene nel 2006, ma dopo un trittico da incubo versus Argentina 1990, Brasile 1994 e Francia 1998. 

Ai calci di rigore il bilancio è questo: ed è negativo. Alla gioia di Grosso si oppongono le lacrime di Serena, la faccia incupita di Baggio e le mani al volto di Di Biagio.

E le altre?
L’Argentina ha perso 4 volte su 20, la prima in finale con la Germania Ovest a Roma e l’ultima in Russia contro la Francia.
A sto punto la Germania, vorrete sapere…
Bene, non vi sorprenderà sapere che, dal 1986, è la nazionale, prima come Germania Ovest e poi come Germania e basta, che ha disputato più partite del genere.
Ben 28.

Perdendone 5: le due finali con Argentina 1986 e Brasile 2002, più i rovesci dell’Est, patiti contro Bulgaria 1994 e Croazia 1998.
Più la sconfitta contro le Furie Rosse spagnole nel 2010.

Spagna che ha 2 sconfitte su 13 incontri; la prima sconfitta per mano del pallone calciato da Baggio e infilatosi, a mo’ di cruna nell’ago, nello spazio tra palo e difensore. Un gol sottovalutato, quello di Roberto Baggio alla Spagna. 

L’Olanda ha 16 partite come l’Italia, ma ha perso ben 4 partite; la prima contro la Germania Ovest in Italia, l’ultima in Germania contro il Portogallo. Olanda che non ha più perso al novantesimo nelle successive otto partite disputate nel 2010 e 2014.
Portogallo che, dal canto suo, ha vinto al novantesimo, dal 1986, solo quella partita contro l’Olanda nel 2006, dopo pure s’issò sino al quarto posto, ma senza più vincere al novantesimo.

Quanti incroci, nevvero?

E il Brasile? Appena dietro alla Germania per partite disputate, ben 25, appesantite però da ben 7 sconfitte. 7 come i gol del Mineiraço, una sconfitta che da sola basta a recar imperitura onta.  

16 partite come noi anche per i maestri inglesi, ma ben 5 sconfitte per loro; la prima nella partita della Mano de Dìos e del Gol del secolo, l’ultima nella finalina del 2018 contro il Belgio.

Certo, mi si potrebbe obiettare che anche Norvegia, Ecuador, Arabia Saudita, Australia e Marocco, e forse pure qualcun’altra, han perso una sola partita.
L’unica disputata, però!

L’Australia fu eliminata dal rigore di Totti, mentre la punizione di Matthaus brutalizzò le speranze del Marocco in Messico. Marocco che aveva un grande portiere: Zaki.

Ottimi portieri, Conejo e Navas, ha avuto anche Costarica, altra nazionale con una sola sconfitta, su 3 partite, al novantesimo. 

Mentre è singolare che l’Eire non ne abbia vinta nessuna, sempre al novantesimo, su 4.

Peggio dell’Eire la Svizzera, che su 4 partite non solo non ne ha vinta nessuna al novantesimo, ma non è mai riuscita a passare un turno.

Svizzera in crescita, però.

Chissà che una prima volta, una qualsiasi, non possa accadere in Qatar.

Russia (e Unione Sovietica), Camerun, Senegal, Algeria e Grecia sono imbattute al novantesimo; la Russia con 3 partite disputate, Camerun e Senegal con 2, una ciascuna per le altre.
Però…

Però non hanno mai neanche vinto.

Altresì singolare il caso del Senegal del 2002.
Dopo aver vinto al Golden Gol con la Svezia perse, sempre al Golden Gol, contro la Turchia, che pertanto negò agli africani le semifinali di un torneo apertosi proprio con la sorpresa della vittoria senegalese ai danni dei transalpini campioni in carica. 

Naturalmente in questi anni ci son state altre squadre agli ottavi e ai quarti, ma il discorso non cambia: siamo la nazionale meno battuta la novantesimo, nei regolamentari.

E la Francia che ci ha dato l’unica dispiacere come sta messa?

Non male, anzi probabilmente è la nazionale che ci tallona più dappresso in questa corsa. La Francia ha perso solo 2 partite su 18.

Entrambe contro la Germania: nel 1986 (quando era Germania Ovest) e nel 2014. Si consola però, la Francia, con il record d’aver vinto tutte le partite in occasione di una affermazione mondiale. Record condiviso con Argentina 1986 e Brasile 2002.

Queste tre nazionali hanno vinto il Mondiale vincendoal novantesimo tutte le partite a eliminazione.

Mi si potrebbe obiettare che ne abbiamo anche vinte pochine al novantesimo, ma questa considerazione non sarebbe che una ulteriore prova non solo della nostra capacità di vender cara la pelle, ma anche del tatticismo che spesso, troppo spesso ci frena e, invero, ci fa vincere meno di quel che potremmo.

Forse fu anche un eccesso di tatticismo a condannarci nella nostra unica sconfitta.
Nell’ottavo di finale Italia-Francia di Mexico 1986, Enzo Bearzot scelse di modificare in parte l’assetto tattico con l’inserimento di Beppe Baresi in luogo di Antonio Di Gennaro. L’idea di base era quella di far francobollare Platini da Baresi.
Il piano tattico andò subito gambe all’aria perché fu proprio Michel ad aprire le marcature; del resto, per dirla con le parole del grande generale prussiano Helmuth Karl Bernhard von Moltke, nessun piano sopravvive al contatto con il nemico.

Ecco, quella volta ci andò male: cose che possono capitare anche ai maestri di tattica.

E agli Europei?
Pure lì siamo i migliori?
Perché, diciamolo fuori dai denti, la Storia della nazionale azzurra è, sostanzialmente, una Storia fatta più di partite mondiali che europee, laddove abbiamo sì vinto due volte, ma l’ultima volta spuntando semifinale e finale ai rigori.
E la prima volta con una monetina e una partita ripetuta.
Nessun Italia-Germania 4-3 o Italia-Brasile 3-2 agli europei, e non mi riferisco alle nazioni, ma all’epicità.

Bene.
Agli europei andiamo un po’ peggio, ma comunque meglio di altre big, con uno score, da me calcolato a partire dal 1988, di 2 sconfitte su 14 partite.

Le sconfitte sono arrivate per mano dell’Unione Sovietica, nella semifinale del 1988, e della Spagna, nella finale del 2012.

Insomma, die hard.

Siamo duri a morire, che poi è il senso del dialetto sopra.

Non male nei novanta minuti a eliminazione diretta neanche i transalpini, con 2 sconfitte, Grecia 2004 e Spagna 2012, su 11 partite agli europei.

Del resto, siamo o no cugini?